La Festa di San Calogero a Campofranco, una celebrazione profondamente radicata nella storia e nella tradizione di questa comunità del nisseno, si svolge con grande solennità l’ultima domenica di luglio, noto come il festino di San Calogero “ricco”. Questa festa si distingue nettamente dalla celebrazione dell’11 gennaio, quando si osserva il San Calogero “povero”, anch’essa ricca di significato ma con toni più sobri e riflessivi.
La Festa Patronale di Campofranco
La venerazione di San Calogero in questa località risale a secoli fa, quando, l’11 gennaio 1693, un devastante terremoto colpì l’isola. La leggenda narra che la protezione miracolosa del santo salvò Campofranco dalle rovine, evento che ha lasciato un’impronta indelebile nella devozione della popolazione. Da allora, il santo eremita è stato onorato come taumaturgo capace di preservare il paese da disastri naturali e spirituali.
Il culto di San Calogero si centra intorno al Santuario diocesano di San Calogero, situato nell’antica Chiesa di San Francesco d’Assisi, edificata nel 1573 da Francesco Dei Campo e parte di un antico convento di frati. Nel corso degli anni, la venerazione di San Calogero, estesa a tutta l’isola, ha attratto un crescente numero di pellegrini presso la Chiesa di San Francesco a Campofranco, dove è custodita un’effigie molto molto amato del santo, rappresentato come un monaco dalla dolce espressione, vestito con abiti candidi e un mantello nero, che tiene in mano un bastone d’argento, dono dei principi Lucchesi dell’800. Questo aumento costante della devozione e delle visite ha portato il vescovo della Diocesi di Caltanissetta, nel 2012, a riconoscere ufficialmente l’importanza di questo luogo di culto, elevandolo al rango di “Santuario Diocesano di San Calogero”. Questo riconoscimento non solo ha consolidato il ruolo centrale del santuario nella vita spirituale di tutto il comprensorio, ma ha anche rafforzato il legame tra la comunità e la figura del suo santo protettore.
La comunità di Campofranco celebra due feste in onore del santo: una a gennaio, per commemorare la sua intercessione durante il terremoto, e l’altra, più ricca e festosa, l’ultima domenica di luglio.
La Festa di Gennaio di San Calogero a Campofranco
Durante il terribile terremoto del 1693, numerosi fedeli si radunarono nella piccola chiesa di San Francesco a Campofranco, invocando l’intercessione di San Calogero per la cessazione del sisma. Portarono in processione la statua del Santo, pregando ferventemente per essere salvati dalle scosse devastanti. Secondo la tradizione locale, si ritiene che, non appena la statua fu posizionata a terra, il terremoto si arrestò improvvisamente, lasciando Campofranco sorprendentemente illeso. Profondamente grati per questo miracolo, i cittadini di Campofranco decisero di istituire una seconda celebrazione annuale in onore di San Calogero, come segno di eterna gratitudine verso il loro protettore. Così, ogni anno l’11 gennaio, la comunità si riunisce per la Santa Messa seguita da una solenne processione che inizia puntualmente alle 11, perpetuando il ricordo di quella salvifica intercessione. Questa ricorrenza è denominata San Caloieru u poviru.
La Festa di Luglio a Campofranco
L’ultima domenica di luglio rappresenta un momento di profonda devozione a Campofranco, con una tradizione particolarmente sentita: almeno una volta nella vita, i campofranchesi compiono un pellegrinaggio a piedi scalzi dalla propria abitazione fino alla chiesa di San Francesco, per partecipare al festino di San Calogero “ricco”. Questa usanza non solo testimonia la fede e la devozione dei fedeli ma è anche un rito di purificazione e di rinnovamento spirituale.
L’intero mese di luglio è consacrato al culto del santo, trasformando ogni giorno in un’occasione di celebrazione e riflessione spirituale. Ogni sera, una folla di devoti si raduna nella chiesa dell’antico convento francescano per assistere alla messa. Questi incontri serali sono arricchiti dalla recita del vespro e dall’innalzamento di canti devozionali, tra cui spicca l’inno “Fedeli a Calogero, correte fidenti, mentr’Egli sa compiere sublimi portenti”, che esprime la fiducia incrollabile nella capacità del santo di operare miracoli e proteggere la sua gente. Questo periodo di fervore religioso culmina nel festino di luglio, evidenziando come la devozione a San Calogero sia intrecciata strettamente con la vita quotidiana e lo spirito comunitario di Campofranco.
La giornata clou inizia al mattino nel Santuario di San Calogero, con una messa seguita dalla processione del simulacro che fa tappa alla chiesa Madre. Nel pomeriggio, dopo una messa vespertina, il simulacro ritorna in processione al santuario. Un aspetto unico e profondamente simbolico di questa festa è la benedizione del pane di San Calogero. Il pane, spesso a forma di parti del corpo guarite per intercessione del santo, viene benedetto e distribuito ai fedeli. Questi pani possono pesare anche decine di chili e sono parte integrante della Sagra dei Pupi di Pane che si svolge la sera della festa, un evento in cui il pane viene servito caldo con olio, pepe e formaggio fresco.
La processione è un momento di forte comunità e spiritualità, con il simulacro del santo eremita portato a spalla per le vie del paese, intervallato da soste per la benedizione del pane. La partecipazione non è solo locale ma si estende ai paesi vicini, che partecipano con i loro labari e rappresentanti.
La Festa Patronale a Campofranco si conclude con una serata vivace, caratterizzata da bancarelle, musica della banda locale e uno spettacolo di fuochi d’artificio che illumina il cielo, segnando il culmine della celebrazione. Queste festività non solo rafforzano il legame della comunità con il suo patrono ma sono anche un richiamo per i nativi di Campofranco e per i visitatori di ritornare e partecipare a questo momento di fede e tradizione, consolidando così un senso di identità e continuità generazionale. San Calogero non è solamente una figura di intercessione divina per i campofranchesi; è un simbolo della loro resilienza e della loro eredità culturale.
© Riproduzione riservata