Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre a Calatafimi Segesta si svolge una processione molto particolare che rappresenta un unicum, sospesa com’è tra religione e folklore. La celebrazioni in onore della Vergine Maria Immacolata a Calatafimi Segesta sono molto sentite dalla popolazione che alla Madonna dedica una processione la notte del 7 dicembre, quando i fedeli, con in mano le “ciaccule in disa” accese, procedono lungo le vie del centro storico, accompagnando nel loro cammino la statua di Maria Santissima ed urlando lodi, intercalate dal “Viva Maria!”. Tra le vuciate più caratteristiche che vengono rivolte alla Madonna “trema lu ‘nfernu e trionfa Maria” oppure “sintennu lu nnomu di Maria lu ‘nfernu trema”.
La Festa dell’Immacolata a Calatafimi Segesta
La Festa dell’Immacolata di Calatafimi Segesta prende il nome di “mmaculatedda” ed ha origini antiche. Si racconta infatti che risalga agli inizi del secolo scorso e si deve al calzolaio Vincenzo Avila che, per devozione alla Madonna, decise di far benedire al termine del novenario un’effigie in cartapesta della Vergine che teneva in casa. E così, all’alba dell’8 dicembre del 1908, prima che iniziassero le sacre funzioni, assieme ad altri compaesani si recò presso la Chiesa di San Michele, portando con sé la statua. Quell’avvenimento negli anni a seguire si ripeté più volte e coinvolse l’intera comunità, tant’è che nel tempo i devoti che si unirono alla suggestiva processione aumentarono. Il simulacro veniva portato per le vie del paese con delle fiaccole, realizzate con gambi di ampelodesma, utilizzate per illuminare il tragitto, poiché all’epoca l’assenza di corrente elettrica e le strade dissestate, rendevano difficoltoso il cammino. Ed oggi come allora la processione della mmaculatedda si svolge con le stesse caratteristiche e con le tradizionali invocazioni alla Madonna.
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La Festa della mmaculatedda di Calatafimi Segesta culmina il 7 dicembre quando, al calar della sera e prima che abbia inizio la processione, i calatafimesi si riuniscono nelle tipiche tavulidde, che consistono in cene abbondanti, che si protraggono sino alle prime luci dell’alba. La tradizione della tavulidda è legata anch’essa alla devozione alla Vergine Immacolata e ad un voto di digiuno emesso nel Seicento. All’epoca infatti in Sicilia imperversava la peste, e i senatori e i pretori del capoluogo siciliano per ottenerne la fine, decisero di celebrare la festa dell’Immacolata a spese del comune, mentre il Parlamento siciliano elesse la Vergine Maria patrona principale dell’isola. Inoltre, il Cardinale di Palermo fece il voto di venerare e difendere l’Immacolata Concezione di Maria e stabilì di anticipare la festa con un digiuno, da fare durare sino alla mezzanotte del 7 dicembre. Pertanto finito il digiuno, si usava riunirsi con amici e parenti attorno ad un tavolo imbandito per consumare un’abbondante cena, in attesa della processione notturna. Verso le 4 del mattino infatti lo scampanio della chiesa di San Michele annuncia l’inizio delle celebrazioni. I fedeli accorrono presso l’ingresso della chiesa, sistemandosi ciascuno con la propria “ciaccula” dietro la statua della Madonna, ed ha inizio la processione che dura circa un paio d’ore e termina presso la stessa chiesa con la Santa Messa dell’Aurora.
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