Un tempo nei giardini intorno a Palermo si contavano più di dieci varietà di questo delizioso frutto. Nel Seicento il susino era una delle coltivazioni tipiche della Conca d’Oro, assieme agli agrumi, ai fichi, ai gelsi e ai nespoli. Delle susine bianche che crescono nelle campagne di Monreale, ne parlò per primo Francesco Cupani nel libro “Hortus Catholicus” del 1696, denominandole “bruna di cori janchi e niure”. E il botanico di varietà ne enumerava ben ventuno. Nel 1735 Don Filippo Nicosia, barone di San Giaime, nel suo trattato di agronomia “Il podere fruttifero e dilettevole”, parla del “pruna di cori janchi …. piccolo, ovato, bianco, inclinante al giallo, con gusto il più grato di tutte” e ci fa capire quanto dolce e delizioso fosse il frutto.
La Susina di Monreale Slow Food
Fino a qualche decennio fa, la zona della Conca d’Oro era un enorme giardino ma poi, in seguito all’espansione edilizia del capoluogo siciliano, agrumeti e frutteti cominciarono a lasciare il posto al cemento. Ed insieme ad essi scomparvero anche le susine “incartate”, cioè quelle che le donne erano solite avvolgere nella carta velina, per mantenerne intatti il sapore e il profumo, e che in autunno si potevano acquistare nei mercati storici di Palermo, per gustarle sino a Natale. Erano queste le susine tardive, le cosiddette ariddo di cori, ovvero seme a forma di cuore, piccole, zuccherine e profumate, che venivano incartate a gruppi di dieci, assumendo la forma di salamini, ed appese ad essiccare all’aria, all’interno di locali freschi ed asciutti.
La susina bianca di Monreale, oltre alla cultivar ariddo di cori che matura intorno alla seconda metà di agosto, comprende anche la sanacore, il cui nome rimanda sempre al cuore, al piacere che il frutto, una volta gustato, porta al palato e al sentimento. C’è poi chi dice che si chiami così per via di un’antica credenza, che attribuiva alla cultivar valori curativi. Le sanacore si raccolgono dalla fine di giugno alla terza decade di luglio. Vi è anche la varietà sanacore tardiva che matura con circa trenta giorni di ritardo, ma si raccoglie fino a settembre.
Gli alberi delle susine bianche, appartenenti alla famiglia delle Rosaceae, specie Prunus domestica L., ancora oggi contraddistinguono il paesaggio che fa da sfondo al capoluogo siciliano, anche se in misura notevolmente inferiore rispetto al passato. Crescono infatti in una piccola zona del territorio di Monreale, nella frazione di Pioppo e in alcune contrade periurbane, assieme a fichi, ulivi ed anche agrumi e nespoli. Questo grazie al Dipartimento di Colture Arboree dell’Università di Palermo che ha svolto un lavoro di ricerca sul germoplasma autoctono, e alla passione di quei frutticoltori locali che sono riusciti a salvare nel tempo gli alberi delle antiche varietà. Dal 2006 la susina bianca di Monreale è entrata a parte dei presidi Slow Food e i coltivatori si stanno impegnando nel recupero dell’antica tradizione dell’incartamento della cultivar arridu di core. Le susine bianche di Monreale si distinguono dalle altre cultivar per il colore, la forma e la pezzatura e per il loro inconfondibile profumo. Sono piccole, con la buccia giallo chiara ricoperta da una patina bianca, ricche di potassio, calcio e minerali. Studi recenti hanno anche evidenziato che contengono una discreta percentuale di polifenoli ed altri antiossidanti utili contro l’invecchiamento cellulare. Buone da gustare appena raccolte, sono anche utilizzate per essere trasformate in confetture e in susine sciroppate.
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Raccolta Susina Monreale
Le susine sono raccolte manualmente, dal mese di luglio sino a settembre, facendo attenzione a non danneggiare lo strato di pruina presente sulla buccia, e a non staccare il peduncolo che tiene il frutto attaccato al ramo.
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Informazioni aggiuntive:
- Territorio: Comune di Monreale (PA)
- Produzione: Da Luglio a Settembre
- Riconoscimenti: Prodotto Agroalimentare Tradizionale (P.A.T.) – Presidio Slow Food
- Sagra: Monreale (PA) – Agosto