Che spettacolo Corleone la sera del 1° marzo di ogni anno! L’Animosa Civitas, come la definì Carlo V in occasione della sua visita il 12 gennaio 1556, si accende di rosso fuoco ed è avvolta da un fumo acre, grazie ai mille falò che vengono accesi in ogni angolo della città al passaggio del simulacro di San Leoluca, venerato dai corleonesi come protettore dai terremoti. Si narra che Leone – questo era il nome di battesimo del Santo – crebbe in seno ad una famiglia agiata. Rimasto orfano, sentì la chiamata del Signore e a vent’anni decise di vendere tutti i suoi averi, distribuendo il ricavato ai poveri, e si ritirò a vivere nel convento basiliano di San Filippo di Agira, dove prese il nome di Luca.
La Festa di San Leoluca Abate di Corleone
Durante l’ultima settimana di febbraio, gli abitanti di Corleone si danno un gran da fare per raccogliere paglia e rami per accendere, al passaggio del simulacro del Santo Patrono per le vie della città dei grandi e piccoli falò, le cosiddette “luminiane”. La suggestiva ricorrenza ricorda il miracolo attribuito a San Leoluca, che nacque a Corleone intorno all’ 815-818, alla vigilia dell’invasione saracena della Sicilia. Quand’era ancora un novizio, un giorno, andando a raccogliere legna nel bosco vicino al convento, accatastandola in diversi punti. Non potendo trasportare tutte le castaste assieme, tornò a casa con in mano le prime due. Ma improvvisamente tutte le altre cominciarono a muoversi sospese al suo fianco, come trasportate da una forza divina. Non è il solo miracolo attribuito a San Leoluca. Un’altra festa, denominata “Cursa di Santu Luca”, si celebra a Corleone l’ultima domenica di maggio, in memoria della leggenda che vuole la città risparmiata dalle ire dell’esercito borbonico dopo i fatti rivoluzionari del 1860, proprio grazie all’intercessione del Santo patrono. In seguito alla conquista della Sicilia da parte dei Saraceni nell’878, San Leoluca, al pari di molti altri religiosi basiliani, fu costretto a fuggire sul continente. Dopo un breve soggiorno a Roma si trasferì in Calabria, dove divenne abate, acquistò fama per la sua santità e, ormai centenario, morì il primo marzo dell’anno 915 (o 917) a Monteleone Calabro, oggi Vibo Valentia di cui è anche Patrono. Le sue spoglie sono state scoperte di recente a San Gregorio d’Ippona, in una grotta della chiesa di Santa Ruba. Nei giorni della festa patronale a Corleone si organizzano mostre ed eventi culturali e sarà possibile degustare la pasta con i finocchi e le sarde.
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